VENEZIA: LA FESTA DEL REDENTORE
La Festa del Redentore è uno degli eventi più famosi della città lagunare che celebra la fine della peste del XVI secolo che decimò pesantemente la popolazione. A causa dell’emergenza sanitaria legata al Covid, quest’anno il sindaco di Venezia Luigi Brugnaro ha deciso di sospendere il maestoso spettacolo pirotecnico che attrae milioni di visitatori ogni anno. Sarà quindi soltanto il ponte votivo, allestito tra le Zattere e la Chiesa del Redentore alla Giudecca, il fulcro della ricorrenza per l’edizione 2020…
La Festa del Redentore è definita come una delle festività più sentite dai veneziani, ma ricorda ogni anno uno dei momenti più cupi e terrificanti della storia: la peste che verso la fine del ‘500 colpì la città lagunare, procurando la morte di oltre 50.000 persone in meno di due anni. Durante il XVI secolo, la città stava diventando uno dei centri artistici più importanti d’Italia, soprattutto grazie al fiorente commercio e al mercantilismo oltre che alla ricchezza del suo emporio, ma nel 1575 si pensa che dall’Ungheria giunsero a Venezia delle mercanzie infette portando così la peste. Nel dicembre di quell’anno, i casi erano talmente lievi e sporadici da far credere che il morbo fosse già estinto, in realtà era soltanto l’inizio di una serie di fatali errori di valutazione che contribuirono in maniera determinante alla larga diffusione dell’epidemia. Infatti, con l’arrivo della primavera, la pestilenza esplose con tutta la sua violenza tanto da trasformare la città in un vero e proprio lazzaretto. Nessun ceto sociale venne risparmiato: nobili, popolani, vecchi, giovani, donne e bambini di qualunque età vennero indistintamente colpiti dal terribile morbo, lo stesso Tiziano Vecellio fu portato via dalla peste. Nel corso del 1576, quando il male sembrava invincibile, il Senato della Repubblica chiese l’aiuto divino facendo voto di realizzare una chiesa intitolata al Cristo Redentore. Scelta rapidamente la forma e la sua localizzazione, l’opera fu commissionata all’architetto Andrea Palladio che, nel maggio del 1577, pose la prima pietra del suo progetto. Il 20 luglio successivo si festeggiò la fine della pestilenza con una processione che raggiunse la chiesa attraverso un ponte di barche che parte dalle Zattere, dando inizio ad una lunga tradizione che vive ancora ai nostri giorni. Oggi questa festività attira ogni anno oltre i veneziani, migliaia di turisti da tutto il mondo che raggiungono Venezia nel terzo sabato di luglio per assistere ai magnifici fuochi d’artificio che, levandosi in cielo dal Bacino di San Marco, illuminano con i loro colori gli splendidi edifici della città e della laguna. Tra le tradizioni, la festa in barca è una delle più antiche: al tramonto di sabato migliaia di imbarcazioni illuminate e decorate con tanti palloncini colorati prendono posto nel Bacino di San Marco e nel Canale della Giudecca. Per la notte del Redentore, il programma rimane invariato ogni anno: si cena tutti assieme con le specialità della tradizione veneziana – pasta e fagioli, sarde in saor e abbondante vino – accompagnati da danze e musiche per arrivare al momento più atteso della festa, i meravigliosi fuochi. Purtroppo, a causa dell’emergenza sanitaria, il programma del Redentore sarà quest’anno ridimensionato. L’appello è stato fatto dal sindaco Luigi Brugnaro il quale ha così esordito: “Chiedo scusa ai cittadini e a chi, con me, ha lavorato fino all’ultimo minuto per l’organizzazione dell’evento. Negli ultimi giorni i dati sull’emergenza sanitaria, anche nella nostra regione, hanno indicato un lieve aumento dell’indice di contagio. Venezia è, ed è sempre stata, una città sicura e responsabile, non possiamo permetterci di rischiare sulla salute dei cittadini e vanificare il grande lavoro che è stato fatto in questi mesi per farla ripartire”. La pandemia di peste che colpì Venezia e l’intera Europa a fine del ‘500 ha una certa similitudine con la situazione attuale che stiamo tutt’ora vivendo con il Coronavirus. La storia non è altro che un ciclo di corsi e ricorsi, in cui gli uomini si susseguono ciclicamente e alcuni fatti, anche a distanza di tempo, si ripetono con le stesse modalità – sosteneva Giambattista Vico. Per puro caso o per qualche disegno divino non è dato a sapere, ma nella storia che ci siano delle costanti è un dato di fatto e quest’ultima pandemia non è certo la prima che l’umanità si trova ad affrontare. Attendiamo, dunque, fiduciosi l’anno prossimo per assistere a questo tradizionale spettacolo dei fuochi d’artificio che solo questa festa sa regalare ai veneziani e ai suoi visitatori.
Marco Rinaldo
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