Potremo scrivere qualsiasi cosa che nulla aggiungeremo a quanto detto, letto e scritto fino a questo momento. La pandemia del Coronavirus ha riportato la nostra gente in un vero e proprio stato di guerra. Tutti costretti a vivere tra le mura della propria casa in pieno regime di coprifuoco: dalle 18.00 in poi tutto chiude. Ristoranti e bar al minimo necessario, locali notturni e discoteche chiusi. Lo sport fermato: campionato di calcio sospeso così come qualsiasi altra attività agonistica di genere e grado. Tutti fermi per la quarantena di quattordici giorni che si spera possa essere la panacea contro la diffusione del virus in un’Italia confusa da un bombardamento quotidiano di notizie e comunicati stampa spesso contrastanti tra loro, su cosa fare come fare e a chi rivolgerci in caso di necessità. L’Italia è nel panico più completo e il rischio di contrarre il virus aumenta di giorno in giorno. Sappiamo tutti quanto lo stress, la paura e l’imprevisto contribuiscano ad abbassare notevolmente il livello delle difese immunitarie e, pertanto, ad indebolire l’organismo. Oggi, però, mentre sono chiusi scuole, negozi, uffici pubblici, aziende, ristoranti, bar e locali notturni, si contano le vittime di questa follia del 2020: tutti quei lavoratori messi in ferie forzate o addirittura licenziati per chiusura di attività. Nel contempo lo Stato rassicura tutti con provvedimenti di sostegno economico per tutti, innalzando il già elevato debito nazionale. Dopotutto, ci dicono, non resta altro da fare e mentre le borse affondano, bruciando miliardi di euro tutti i giorni, la nostra cara e bella Europa latita. E lo fa mentre in un momento così difficile viene chiamata a prendere decisioni importanti, come qualcuno suggerisce, di chiudere le borse europee, evitando agli speculatori di cibarsi dei guai altrui. Che ne sarà di noi, si domandano in tanti? Perché nonostante tutte queste enormi difficoltà che hanno messo in quarantena sessanta milioni di italiani, la vita deve riprendere, e subito. Perché bisogna prendere coscienza che dopo esserci risvegliati da quest’incubo, è necessario essere più forti di prima, ma anche consapevoli di quanto questo fenomeno, abbia lasciato in tutti noi. Un segno indelebile che resterà nell’animo delle nuove generazioni, forse oggi meno consapevoli della sua gravità ma sicuramente spaventati per quanto hanno vissuto, tanto da spingerli a prepararsi meglio, in futuro, a questo tipo di emergenza.
(Redazione)
Add a Comment