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LAVORO E FORMAZIONE

TURISMO: ISTITUTI ALBERGHIERI

 

Nessuno vuole più lavorare nel turismo. Alberghi e ristoratori sono disperati e neppure aumentando le loro offerte riescono a colmare questo vuoto. In loro aiuto vanno ora gli studenti delle Scuole Alberghiere regionali chiamati a svolgere il PCTO, la vecchia Alternanza Scuola-Lavoro di 200 ore che, una volta terminate, torneranno a casa o andranno in vacanza. Saranno veramente pochi quelli chiamati a lavorare, vuoi per la loro precaria conoscenza, vuoi per l’inadeguatezza nel rivestire i ruoli ricoperti dai professionisti. In aggiunta, quelli che lo faranno, non riceveranno quel riconoscimento economico auspicato, perché sorretto da una debolissima base formativa.

 

di Federico Barbarossa

Sono spariti i camerieri, i barmen, i receptionist e le cameriere ai piani. Non ci sono più le risorse umane necessarie al ricambio generazionale che da sempre, ha lasciato il passo alle nuove generazioni di professionisti che incalzavano. Oggi a prendere piede è la pretesa di una condizione migliore e più calzante alle proprie esigenze di vita, sia economica, sia al tempo libero. È questo il grido di dolore di una nuova generazione di lavoratori del turismo, che dice basta alle troppe ore, a turni stressanti e agli stipendi da fame. A sentir loro tutto gli è dovuto, sebbene, poco o nulla, loro offrano da porre sul piatto della contropartita. E così, mentre il personale alberghiero si sta dissolvendo come la rugiada al sole, a tenere banco nell’agenda di Governo c’è ora l’imperante inflazione con la quale le famiglie italiane devono fare i conti con quel che resta dei loro stipendi e delle loro pensioni. Intanto, arriva la bella stagione e con essa un turismo che incalza e che, dalle previsioni registrate finora, dovrebbe raggiungere numeri impressionanti. Numeri ai quali, purtroppo, non ci siamo preparati, vuoi per la mancanza di personale, vuoi per la misera condizione con la quale vengono proposte le loro assunzioni. Stipendi da fame e condizioni inaccettabili sembrano essere le motivazioni di tanti giovani che, poco disponibili agli spostamenti, confidano nei lavoretti d’occasione e, i più fortunati, a quel che resta del reddito di cittadinanza. Nel frattempo, la stagione estiva è alle porte e il problema del reperimento di personale negli alberghi, ristoranti e ogni altra struttura ricettiva, permane. Gli imprenditori del nord Italia sperano di risolvere il problema aspettando la migrazione dei lavoratori dal sud e la regolamentazione dei nuovi arrivati da ognidove sparsi un po’ ovunque nella penisola, altrimenti dovranno arrangiarsi come potranno. Qui da noi non si sta meglio, tanto che sono tante le aziende in agonia e ancora in affannosa ricerca di personale. Un vuoto che neppure gli studenti delle Scuole Alberghiere sarde riusciranno a sopperire con la presenza dei loro allievi data dal PCTO, la vecchia Alternanza Scuola-Lavoro che, terminate le 200 ore, torneranno a casa o andranno in vacanza. Saranno veramente pochi quelli chiamati a lavorare, vuoi per la loro precaria conoscenza, vuoi per l’inadeguatezza nel rivestire ruoli che alberghi e ristoranti non riescono più a ricoprire con validi professionisti. In aggiunta, quelli che lo faranno, non riceveranno quel riconoscimento economico auspicato, perché sorretto da una debolissima base formativa e perciò, poco spendibile. Dopotutto, come dare torto agli imprenditori che intendono scommettere su queste risorse, che dovranno formare velocemente e con costi elevati, per affrontare una stagione così intensa. Prezzo che non tutti sono disposti a pagare consapevoli del fatto che, a doverlo fare sia deputa la scuola. Scuola assente o quasi in questo contesto, priva di strutture e risorse professionalizzanti. Ma la scuola italiana, sappiamo tutti in quali condizioni versi, decisamente non ottimali per poter adempiere a questo suo dovere. Tuttavia, nulla è impossibile, basterebbe volerlo. Per farlo, però, si rende necessaria una seria riflessione su come, oggi, viene gestita la preparazione tecnico-pratica dei futuri addetti alla Ricettività Turistico-Alberghiera. Basterebbe pensare a quante ore siano state dedicate alla conoscenza della lingua italiana, elemento fondamentale per la comunicazione e a quelle straniere per essere minimamente in grado di interagire con i turisti stranieri. Ma non solo. Pensate alla matematica, all’informatica con le quali fare di conto e usare i gestionali per raccogliere le prenotazioni. Le enciclopedie virtuali per conoscere e condividere con gli ospiti le bellezze naturalistiche, archeologiche e storico-culturali di una nazione, di una regione e di tutte le località turistiche vicine. A tutto questo va aggiunta, poi, la pratica in laboratorio prima e sul campo poi, dalla quale non si può prescindere per poter mettere in pratica quel che si è imparato dietro i banchi scolastici. Pratica che dovrebbe essere associata, poi, all’attività manuale per alcuni e intellettiva per altri ma, soprattutto, alla praticità di un sistema che tutto ciò finora non ha mai capito. Ovverossia, non consente a questi giovani quell’allenamento necessario, sufficiente a superare quel vuoto tra la teoria e la pratica. Basterebbe pensare alle 400 ore di PCTO che, suddivise per 8 ore giornaliere di lavoro, darebbero ai ragazzi un tempo-pratica pari a 50 giorni lavorativi ripartiti in 2 anni, per farsi un’idea di quanto questo sistema risulti azzoppato.  Nonostante ciò, l’Istituto Alberghiero consente ai suoi studenti, una volta conseguito il diploma, l’accesso diretto all’Università e un probabile inserimento nel mondo del lavoro. Tutto ciò e beninteso, solo sulla carta, perché in pratica, proprio così non è. Infatti, lo stesso Istituto Alberghiero facilita i suoi studenti verso il settore della ristorazione, lasciando al proprio destino quelli della Ricettività e Accoglienza Turistica. Ragazzi, i primi, che seppure a tagliare cipolle o pelare patate, riescono ad entrare in un team di Cucina così come i camerieri a far parte di una brigata di Sala. Cosa impossibile per i giovani Receptionist o Concierge chiamati a giocarsi una partita senza arte ne parte, dove la principale occupazione durante l’esibizione del PCTO è quella di sistemare l’archivio delle pratiche di prenotazione e fare continuamente fotocopie. Lasciamo a voi decidere, quale possa essere per questi ragazzi, il miglior utilizzo di quest’esperienza da investire, in seguito, nella ricerca di un futuro posto di lavoro. Ben poco, ci verrebbe da dire. Eppure, quest’andazzo continua da anni senza che nessuno si preoccupi di porvi rimedio, tanto che la maggior parte dei ragazzi continua a scegliere l’indirizzo più facile da raggiungere: Cucina, Sala e Bar (Vendita). A questo punto, non mi meraviglierei se qualcuno chiedesse di rinominare gli Istituti Alberghieri in Istituti per la Somministrazione di Alimenti e Bevande, tralasciando il fatto che a riempire gli alberghi e a portare i turisti nei nostri territori sono proprio gli Addetti all’Accoglienza e alla Promozione Turistica. Quei Direttori d’Albergo, Addetti al Marketing, Receptionist, Concierge al pari di Governanti e Cameriere deputate alla buona tenuta della struttura ricettiva e al buon soggiorno dell’ospite Nessuno, però, pensa a loro: si da lustro alle professioni di Cuoco, Barman ma anche a quelle di Sommelier e Maitre d’Hotel, veri protagonisti dei programmi televisivi di cult che tengono tutti incollati al video, registrando audience da brivido. Manifestazioni promozionali che, al di là del tornaconto economico, spesso dimenticano che per avere clienti, c’è dietro qualcuno che li indirizza, li consiglia e gli suggerisce cosa fare e dove andare. Quelli sono appunto, i Concierge e i Receptionist i veri Ambasciatori dell’Ospitalità turistica del proprio albergo e della località. Sono tutti facenti parte di un sistema che non può essere diviso in comparti perché ognuno, come detto, è strettamente correlato con gli altri. Sistema che ogni Istituto Alberghiero dovrebbe tenere a mente, così da garantire ad ogni studente, la scelta più ampia e più chiara sull’indirizzo professionale da seguire. Scuola che sappiamo bene, vive le sue difficoltà quotidiane tra parte pratica e teorica, poco incoraggiata spesso, dalla mancanza di quella parte strutturale necessaria alla didattica. Perché se la Cucina e la sala riescono attraverso la trasformazione di alimenti e bevande ad avere gli strumenti per esercitarsi a più livelli, al settore Accoglienza manca l’elemento primario per potersi formare a dovere: il cliente vero, con richieste, informazioni, pretese, lamentele e nella migliori delle ipotesi elogi e gratificazioni. Sarebbe auspicabile che il settore delle Scuole Professionali potesse lavorare in sinergia con gli assessorati al lavoro e alla Formazione Professionale per unire gli sforzi economici e destinare risorse alle Scuole che, spesso sono dotate di spazi e attrezzature ma carenti visto il calo demografico di utenza. Mentre invece all’opposto, c’è una miriade di proposte formative spesso mirate ad accaparrarsi utenza disoccupata, che non è riuscita, a causa di un orientamento scolastico sbagliato, a trovare lavoro. Pertanto, se si riuscisse ad aprire le scuole con percorsi appositi a utenze di vario livello, anche in parte formate, si assisterebbe ad una effettiva riqualificazione delle professionalità. Perché a formarsi non sarebbero i ragazzi di 14 anni spesso spaesati e mal consigliati da un sistema orientativo mal calibrato, ma persone più mature con maggiore consapevolezza del settore professionale scelto. Con questo passaggio si migliorerebbe il rapporto domanda-offerta nel settore turistico professionale ma anche se sarà capace di riqualificare il proprio sistema formativo. Per farlo sarebbe auspicabile aumentare il monte ore dedicato all’attività tecnico-pratica da effettuare in laboratorio, eseguire periodicamente dei momenti di Stage, articolati nei mesi di apertura e chiusura della stagione uniti a una full immersion di pochi giorni su tutti i reparti in Hotel per i primi due anni, così da consentire ai ragazzi di 15 e 16 anni di capire cosa li possa realmente appassionare. Ma non solo. Sarebbe opportuno intensificare i periodi di Alternanza Scuola Lavoro fin dal terzo anno, quale prerogativa imprescindibile del settore tecnico e professionale. E, soprattutto, aprire le Scuole Statali Professionali agli Esperti Esterni/Associazioni di settore, che mettano a disposizione la loro esperienza in maniera strutturata e programmata con interventi di approfondimento periodico. Una presenza a sostegno di una didattica che si è dimostrata spesso carente e povera di conoscenza professionale, colmabile con la loro presenza tra le pareti scolastiche, dove siamo certi, riusciranno a dipingerle di passione, autenticità, e amore per questo settore. Va da sé, infine che, migliorare sul territorio la qualità percepita delle nostre scuole attraverso l’organizzazione di eventi e manifestazioni, scaturisca nelle famiglie e nell’utenza scolastica, la consapevolezza dell’alta qualità formativa dei nostri percorsi di studio grazie alla quale si potrà diventare, un giorno, dei validi Manager, Capi Ricevimento, Concierges, Maitres, Barmen e Chefs di cucina.

(nelle foto di copertina e interne: i ragazzi del I.I.S. di Sanluri e IPSAR Villamar)

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