VENEZIA
Da quasi un anno conviviamo con un virus che ha decimato la popolazione mondiale, imponendo numerose restrizioni nella nostra vita quotidiana. E ora come allora, una pandemia che ha molte analogie con le pestilenze che ci furono in passato, porta con se quel terribile termine di “quarantena”, vocabolo che oggi in uso, in qualunque parte del mondo…
L’inizio della Repubblica di Venezia fu caratterizzato dal fiorente commercio che si sviluppò nel corso della storia, diventando una potente comunità marittima in grado di intrecciare rapporti fino in Oriente. Espandendo il proprio predominio commerciale tra il X e il XII secolo, i Veneziani si arricchirono moltissimo, e man mano presero coscienza del proprio crescente potere politico. Le famiglie patrizie erano una vera classe sociale che esercitavano un peso non indifferente sulla politica cittadina e per questo, a partire dal XII secolo, venne istituito un consiglio permanente di sei membri con ampi poteri legislativi che andavano ad affiancare il doge nel governo. A quei tempi in laguna non circolavano solamente le merci, quali le famosissime spezie o i tessuti pregiati, ma anche persone provenienti da tutto il mondo: commercianti, esploratori e viaggiatori solcarono per secoli le acque veneziane a bordo di galeoni, navi e vascelli scambiando continuamente merci. Non di rado, con esse, sbarcarono anche le malattie, spesso e volentieri sconosciute dalla Serenissima, provocando disastrose epidemie. Una di queste fu senz’altro la peste che, nella seconda metà del 1300, oltre a diffondersi in buona parte del continente europeo, arrivò anche a Venezia, decimando la popolazione. Questa epidemia di peste giunse nelle isole lagunari con ogni probabilità dall’Europa centrale, trasportata dai marinai già contagiati che si mescolarono incoscienti tra i cittadini. Dei 110.000 abitanti, alcuni studiosi moderni affermano che circa 70.000 persero la vita. Si può immaginare, dunque, come il fenomeno abbia completamente destabilizzato tutti i rapporti sociali ed economici, bloccando le relazioni tra le persone, anche tra i parenti più stretti. Fu così che il Maggior Consiglio, il massimo organo politico veneziano, decise di fronteggiare l’emergenza per difendere la salute del popolo. Innanzitutto, fece spostare i cadaveri su due isole abbandonate, ovvero San Leonardo di Fossamala e San Marco in Boccamala, ma in quanto insufficienti si aggiunsero alla lista anche Sant’Erasmo e San Martino di Strada. In seguito, il Maggior Consiglio avviò una serie di misure per rilanciare l’economia, con sgravi fiscali per i commercianti e ripristinò le processioni e le feste precedentemente abolite per paura della diffusione del contagio. Dopo un susseguirsi di focolai annuali, la seconda ondata si presentò a Venezia nel 1423 e la manovra sanitaria messa in atto dal Maggior Consiglio fu quella di proibire l’accesso in città a coloro che giungevano da luoghi contagiati. La rigorosità della manovra fu davvero severa: chi decideva di accogliere persone contagiate, sarebbe incappato in una pena di sei mesi di reclusione e il pagamento di una multa salatissima! Per evitare che i contagi continuassero a salire, nello stesso anno il Senato della Repubblica costruì un ospedale speciale permanente: il Lazzaretto. Sono in particolare due le isole della laguna veneta protagoniste di questo processo, il Lazzaretto Vecchio e il Lazzaretto Nuovo. Situata a pochissima distanza dal Lido, l’isola del Lazzaretto Vecchio venne scelta per ospitare il primo ospedale della storia, dedicato alla cura e all’isolamento dei malati di peste. Il termine “lazzaretto” sembra derivare proprio da quest’isola, in quanto vi era la chiesa di Santa Maria di Nazareth e la parola nazarethum potrebbe essersi fusa con l’isola vicina, ovvero San Lazzaro degli Armeni, patrono degli appestati. Il grande ospedale fu ingrandito, così come la stessa isola, nel cui perimetro furono rinvenute numerose sepolture. All’imbocco della laguna, si trova il Lazzaretto Nuovo. Qui nel 1468 si decise di fondare un altro tipo di istituto sanitario, riservato alla prevenzione dei contagi: il luogo dove fu inventata la “quarantena”. I navigatori dovevano fermarsi in quest’isola con il loro carico per 40 giorni per evitare di contagiare i veneziani con potenziali malattie. Si eresse una enorme struttura sanitaria, dotata di luoghi preposti alla disinfestazione delle merci che si effettuava con fumi di erbe che fuoriuscivano dai camini. Anche il Lazzaretto Vecchio fu adibito successivamente a luogo di quarantena ed entrambe le strutture rimasero attive fino all’Ottocento. Più tardi vennero impiegati a scopo militare oppure come magazzini, per poi andare in declino. Ora, a causa delle restrizioni anticovid, non sono visitabili, ma appena sarà possibile i due Lazzaretti veneziani ritorneranno ad essere visitabili, proponendo interessanti visite guidate che racconteranno la quarantena di un tempo e quella dei nostri giorni.
Marco Rinaldo
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