Sono andato in centro domenica scorsa. C’era poca gente, quasi solo fiorentini. È stato traumatico vedere le grandi porte di uno degli Hotels più storici di Firenze completamente chiuse. A onor del vero molti ristoranti lavorano, forse non con i numeri degli scorsi anni; ma la sera in diverse trattorie e osterie c’è una bella atmosfera.
Ore 08:50 – Stringo il nodo alla cravatta, chiudo i bottoni del gilet e sistemo le chiavi al bavero. Scendo le scale, intanto alzo la mascherina fin sopra il naso. Sono nella lobby. I soliti profumi del breakfast, il collega mi saluta dalla reception, come ogni volta. Sarebbe tutto uguale a sempre, se non fosse che c’è una quiete inusuale, un silenzio fastidioso. È una calda giornata di metà luglio del 2020. Dal mio Concierge Desk vedo il Duomo e tutta Firenze. Una vista meravigliosa che non è mai cambiata, eppure con gli occhi mi sembra di poter sentire il silenzio di un centro calmo e un po’ fiacco, come fosse in attesa di qualcosa di grande che non c’è più. Paradossalmente la periferia ed i quartieri residenziali di Firenze ora sono più affollati del centro storico. La città non era abituata a questo, anzi, da anni non era strutturata per essere così. Il motore che faceva echeggiare il nome di questa Italia era proprio il suo affascinante, affollato e “bischero” centro storico. Le sue trattorie, i tassisti, le file davanti ai musei, e la giostra con i cavalli di Piazza della Repubblica sempre piena di bambini e di genitori che li aspettano intorno, piedi di shopping bags appese alle braccia. Sono andato in centro domenica scorsa. C’era poca gente, quasi solo fiorentini. È stato traumatico vedere le grandi porte di uno degli Hotels più storici di Firenze completamente chiuse. A onor del vero molti ristoranti lavorano, forse non con i numeri degli scorsi anni; ma la sera in diverse trattorie e osterie c’è una bella atmosfera. Purtroppo, però, sono diversi quelli che non hanno retto il colpo ed hanno ancora “il bandone chiuso”. È una Firenze indebolita, questo è vero, in cui i tassisti increduli fanno qualche corsa. Le guide, che così spesso accompagnavano i nostri Ospiti fra le piazze le strade ed i musei, davvero non hanno richieste, non lavorano. I musei della città – quasi tutti ma non tutti – hanno riaperto, chiaro, senza file d’ingresso. Ma molte attività hanno rivisto i loro orari di apertura, anche per ottimizzare i costi. L’assenza del mercato americano qui a Firenze si sente, almeno il 50% del sistema-turismo locale viveva dell’incoming a stelle e strisce. È un turismo principalmente domestico quello che si muove fra le nostre strutture in questo luglio così caldo. Agli italiani si aggiungono quegli europei… “coraggiosi” che sanno quanto è bella l’Italia, e proprio non rinunciano a questa destinazione unica. La città di Firenze infatti non è “morta”, i fiorentini non si sono arresi, per niente. Anzi, a Firenze si vive, si va a cena fuori; forse c’è più voglia di prima… sarà la quarantena di aprile? Chissa? Il nostro Hotel, il Belmond Villa San Michele, ha operato un “soft opening” dal 9 al 12 luglio, e poi ha riaperto definitivamente le sue porte lo scorso 16 luglio. Mai come ora abbiamo tanti fiorentini ed italiani all’aperitivo, in piscina e a cena al ristorante. Ma le camere vedono una bassa occupazione, alcuni giorni bassissima. I viaggiatori sono Svizzeri, Francesi, Olandesi, Austriaci, Tedeschi e qualche Inglese. E così è negli altri Hotels. Sempre in contatto con gli amici e colleghi Chiavi d’Oro apprendo che la situazione è un po’ uguale per tutti. Pochi giorni fa, una nostra ospite mi raccontava che il suo travel agent aveva rifiutato di prenotarle il viaggio (4 notti a Firenze, 4 a Portofino, 4 a Positano) perché “the destination is too risky”. La signora quindi ha prenotato tutto direttamente da sé. Vorrei saper descrivere il suo sguardo mentre mi diceva: “It’s a shame, my travel agent should come over and see how beautiful Florence is right now. He just lost a big deal…” Mi sono sentito fra il malinconico ed il commosso! Le previsioni ed i numeri – almeno nell’Hotel in cui lavoro – parlano di un agosto un po’ più robusto in termini di prenotazioni, e questo è incoraggiante. Perché se è vero che in questa estate soleggiata Firenze non ha l’appeal delle destinazioni di mare, di certo settembre e ottobre sono per noi i mesi del vino, dell’olio nuovo e del tartufo. Personalmente sento un certo ottimismo, o meglio, spero in una decisa ripresa dei volumi da settembre, fosse anche solo grazie al mercato europeo. Ma nel mio cuore più di tutto mi auguro che non succeda più nulla di grave e che i confini non chiudano più; se così sarà… a noi spetterà solo dare e fare il meglio che possiamo, con coscienza ed intelligenza, gli stessi valori che ogni giorno adoperiamo nell’essere Concierge Clefs d’Or.
Adriano Pecoraro
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