In questa primissima fase in cui possiamo muoverci liberamente anche i romani in assenza dei turisti sembrano impossessarsi della loro città. Dopotutto, non erano più abituati a vedere la città senza turisti che da par suo, si è ripresa, pian pianino, i suoi spazi. E con una città ancora vuota finalmente le famiglie ritornano a visitare il centro storico. Per noi concierge, invece, è l’occasione per riscoprire la città ancora vuota dove ci sembra di passeggiare su un set cinematografico di Cinecittà che si estende tra i due simboli della “Città Eterna”, il Colosseo ed il Vaticano.
Partiamo dunque dal primo, “Sua Maestà er Colosseo” cosi come lo hanno battezzato i romani, del quale solo standogli difronte, ne comprendiamo il significato di eterno. Costruito su un’area occupata prima da un laghetto artificiale annesso alla Domus Aurea di Nerone, è circondato da delle piccole colline che regalano preziose vedute dall’alto: il Colle Oppio, Villa Celimontana e il Palatino. Memori dei tempi gloriosi proseguiamo il nostro cammino lungo via dei Fori Imperiali e già subito la nostra attenzione viene catturata da una mappa marmorea su una parete che indica la vastità dell’impero. Poco più avanti, la statua di Giulio Cesare che sembra voler raccontare di conquiste ed antichi splendori e mentre lasciamo la colonna Traiana sulla destra, prendiamo la stradina che sale alle spalle del monumentale Vittoriano, che ci regala un panorama unico del foro con le sue colonne e i suoi templi che conduce al Campidoglio. Giunti in alto sulla collina ci aspetta la Lupa Capitolina che allatta i piccoli Romolo e Remo, simbolo della nascita di Roma. Al centro di piazza del Campidoglio domina la statua di Marco Aurelio a Cavallo, attribuita all’imperatore Costantino, primo imperatore Cristiano, che fu risparmiata dalla distruzione. La pavimentazione della piazza è un capolavoro di Michelangelo che rivediamo sulle monete da 50 centesimi. Lasciata la piazza alle nostre spalle, scendiamo la scalinata della Cordonata per procedere a sinistra dove in fondo, scorgiamo il teatro di Marcello, modello utilizzato per costruire il Colosseo. Tra archi sospesi nel cielo e antiche colonne, il nostro sguardo si incanta alla vista della cupola della Sinagoga. Siamo giunti al ghetto, dove ci addentriamo lungo i suoi vicoli ed incontriamo la fontana delle tartarughe, una delle tantissime fontane che incontreremo sul nostro cammino, che segnano i tratti distintivi della città. Il “Nasone”, cosi chiamate dai romani le fontanelle, offre un po’ di refrigerio ai passanti. Il ghetto con le sue botteghe artigianali e i suoi ristoranti tipici tiene vive le tradizioni popolari, qui i carciofi alla giudia la fanno da padrone. Tuttavia, non possiamo fare a meno di sentire il profumo che si espande lungo via dei Giubbonari: è quello di pizza di un antico forno la cui specialità è proprio la pizza romana, dove la sosta per uno spuntino è d’obbligo. Lungo la nostra passeggiata notiamo come l’architettura de palazzi cambi: stiamo attraversando secoli di storia tra Medioevo e Rinascimento. Il nostro percorso lungo la storia ci porta ora a Campo dei fiori, dove al centro si stalla la Statua di Giordano Bruno a memoria di un triste momento storico, ma oggi punto di incontro della movida romana che, di giorno, ospita un mercato storico di quartiere, riferimento per i residenti e per i ristoratori ma anche attrazione per i tanti turisti che vogliono acquistare le primizie di stagione. Alcuni passi più avanti e, attraverso una stradina, si apre innanzi a noi piazza Farnese, dove troviamo un meraviglioso esempio di architettura rinascimentale, Palazzo Farnese, dal quale attraverso i finestroni che danno luce allo studio dell’ambasciatore Francese, non possiamo fare a meno di guardare i preziosi affreschi. Solo pochi passi più avanti ed eccoci di fronte a Palazzo Spada, famoso per la sua arte barocca e per la falsa Prospettiva del Borromini che creò un capolavoro di trompe-l’oeil nell’androne dell’accesso al cortile, in cui la sequenza di colonne di altezza decrescente e il pavimento che si alzano, generano l’illusione ottica di una lunga galleria. Ripreso il cammino verso piazza Navona, troviamo giusto il tempo di soffermarci un istante davanti al Palazzo della Cancelleria che ospita la mostra permanente delle macchine di Leonardo Da Vinci, per poi incanalarci in una strettoia tra due palazzi che sembrano toccarsi, che arriviamo nella piazza delle 4 fontane. L’acqua torna con la sua eloquenza a dar vita alle sculture e, infatti, la Fontana dei quattro fiumi domina il centro della piazza. Quattro colossali figure, sedute in pose contrastanti, impersonano i grandi fiumi dei quattro continenti allora conosciuti: il Nilo, il Rio de la Plata, il Danubio e il Gange. La piazza si presenta ancora con il suo tappeto verde dovuta al cessato calpestio dei visitatori che ha permesso al suo manto di riprendere vita. In origine stadio per giochi di atletica, la piazza si presenta nella veste voluta da Gian Lorenzo Bernini, l’architetto dei papi e principale artefice dell’arte Barocca. Questo suo capolavoro è la fontana dei quattro fiumi, dove ancora una volta è l’acqua a dar vita alle sculture. Un luogo segreto e nascosto a dieci metri sotto il livello stradale ci fa comprendere come la città sia frutto di una stratificazione durata nei secoli. Lo scopriamo visitando la zona archeologica dello stadio di Domiziano e accedendovi da largo Febo che così doveva apparire lo stadio nel 86 d.C. Lasciata piazza Navona percorriamo via dei Coronari, chiamata così per i venditori di oggetti sacri e di coroncine del Rosario, ma anche la strada dei pellegrini che, attraversato ponte Sant’Angelo, li conduceva alla Basilica di San Pietro. La percorriamo anche noi, passando davanti ai laboratori di falegnami e di restauratori di opere d’arte. Finita la strada ed attraversato il ponte, si staglia davanti ai nostri occhi il mausoleo di Adriano, meglio conosciuto come Castel Sant’Angelo, usata come prigione ma anche come fortezza dai papi che cercavano riparo da nemici e saccheggiatori. Il passaggio segreto che univa il Vaticano al Casello è il Passetto, che oggi possiamo percorrere per quasi metà del tragitto e che merita una visita specie nelle sere d’estate, quando appunto, regala atmosfere incantevoli. La nostra passeggiata sta per giungere alla fine e, mentre siamo su via della Conciliazione, vediamo già in lontananza la Basilica di San Pietro. In questo periodo la nostra percezione di spazio è cambiata e tutto intorno a noi è fuori scala, tutto è enorme, tanto che il ricordo della fiumana di persone in pellegrinaggio alla tomba di San Giovanni Paolo II oggi deserta, ci fa venire i brividi. Ma eccoci finalmente davanti alla piazza che sembra accoglierci in un grande e meraviglioso abbraccio che, siamo certi, Bernini pensava a questo progettando il colonnato di San Pietro. In questa nostra passeggiata romana abbiamo attraversato secoli di storia ammirando l’evoluzione dell’architettura dove Colosseo e Vaticano, apparentemente distanti, sono luoghi emblematici per la storia dei Cristiani. Fu Nerone, come sappiamo, a dare inizio alla persecuzione dei cristiani attribuendo loro la responsabilità di aver incendiato l’area dove oggi sorge il Colosseo e furono i cristiani a voler edificare la loro Basilica, nel luogo del martirio perpetrato per mano di Nerone. Oggi la Basilica ha nella Necropoli le sue fondamenta.
Agostino Sità
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